GIOCO D’AZZARDO O LA LOTTERIA

Fortuna_or_Fortune-Non ti voglio guardare.

E’ la prima cosa che dico dopo che la nebbia ci ha di nuovo avvolto.

-Non ti voglio guardare perché ho paura. Io sono in fuga, questo ormai penso che sia chiaro ai miei lettori che scrutano il mio nulla comodamente sdraiati a letto.

Sto scappando da un sogno irrealizzato, forse dal sogno irrealizzato di una intera generazione di imbecilli. Il nostro sogno era la libertà accompagnata dalla certezza, la volontà del poter essere unita all’accettazione incondizionata, il tutto e subito insomma.

-Scommetti?

Il mio salvatore è solo un ombra nella nebbia, un grosso cappello gli copre gli occhi, sembra il protagonista del treno 9999 ma io non sembro Maia, con i miei vestiti grigi informi e i capelli appiccicati alla testa dall’umidità.

-Su cosa?

Mentre lo dico so che è irrilevante visto che non ho più niente, neanche un credo politico. Ho perso tutto entrando in questo nulla.

-Che riesci a fare dieci passi in avanti? Se ci riesci ti dò un punto.

La sua voce è squillante, come quella di un bambino.

– Un punto per cosa?

Il nanerottolo fa un movimento di impazienza sotto il mantello di lana.

– Guarda che scade la promozione.

Mi guardo intorno, la nebbia è sospesa sopra le nostre teste. Poso lo sguardo sul nano, ha una palla di luce rossa in mano che lampeggia, la nasconde di nuovo sotto la palandrana.

– Può essere tua se vuoi.

La sua voce acuta mi ferisce le orecchie. Ma che cosa vuole questo da me? Involontariamente inizio a fare dieci passi in avanti, alzando le gambe come i soldati quando fanno il passo dell’oca. Mi fermo al decimo e mi giro di scatto su me stessa. Se non ho nulla da fare posso anche vincere una palla luminosa rossa.

-Brava, ecco un punto.

Il nano mi ha seguito a piccoli passi e la nostra distanza non è diminuita durante il tragitto. Mi allunga un foglio ingiallito su cui ci è scritto a caratteri infantili: un punto.

– Scommetti che riesci a fare trenta salti?

Inizio a saltare, non ho niente da perdere, posso anche saltare.

– Più in alto.

E io salto più in alto, quasi a voler toccare la nebbia. Ventinove, trenta. Ho il fiatone,  sento il sangue fluire al cervello come non mi accadeva da giorni.

– Brava, ecco due punti.

E dal mantello sdrucito tira fuori un altro foglio su cui c’è scritto: due punti.

Sono felice, da che non avevo più nulla ora ho ben tre punti testimoniati da due foglietti ingialliti. Tre punti, non so bene a che cosa servano a dire il vero ma non me ne preoccupo.

– Scommettiamo?

Sono qui che non aspetto altro, qualcuno che mi dica cosa devo fare, qualcuno a cui interessi la mia forza lavoro, fosse anche per delle scommesse in cui in ballo c’è una palla rossa con le luci ad intermittenza di nessuna utilità. Nel giro di un pomeriggio mi ritrovo a strisciare dentro un albero cavo, camminare sopra un tronco, appilare  settanta pietre piatte le une sulle altre, raccogliere trecento castagne. Totale punti: cinquanta. Ho le tasche piene di foglietti accuratamente piegati. Finisco il mio lavoro e vado a chiedere immediatamente nuove istruzioni accumulando fogli-punto. Mi sembra di essere ritornata a scuola con la maestra che mi dava i compiti: io o li risolvevo facendo l’allieva diligente; o mi sentivo in colpa per non averli fatti se facevo l’allieva svogliata.

La felpa è piena di castagne con tanto di gusci spinosi, li dispongo ai suoi piedi contandoli quando, da un cespuglio, esce un uomo. Un altro uomo: ha un gessato blu elettrico di paillittes che stona con l’ambiente circostante, i suoi capelli sono disegnati con una matita da trucco sul cranio pelato.

-Scommettiamo?

La sua voce è suadente e i suoi modi ampi e legnosi, fa roteare un bastoncino luminoso verde tra le dita affusolate che subito scompare nella sua manica.

-Cosa?

Mi allontano dal nano col cappello facendo cadere le castagne a terra. Il nano mi trattiene prendendomi il braccio, così facendo mi conficca un riccio di castagna nella carne, provo a divincolarmi ma la sua stretta aumenta. Minaccia di togliermi tutti i punti accumulati finora, l’angoscia mi stringe la gola, controllo con la mano libera di avere ancora i miei punti. L’uomo alto intercetta la mia mano, con fare deciso se la porta alla bocca baciandola. Il nano stringe ancora più forte il braccio con il riccio incastrato. Di scatto riesco a ritirare entrambe le braccia e a fare un passo indietro. Il nano col palandrano e l’uomo col gessato si guardano: uno stringe un braccio fuggito e l’altro bacia una mano scappata. Indietreggio fissando i loro sguardi immoti. Scappo nuovamente e, mentre corro, infilo le mani nelle tasche. I punti tanto faticosamente raccolti si stanno decomponendo nella solita sabbia fine.

Un pensiero su “GIOCO D’AZZARDO O LA LOTTERIA

  1. qui torni più surreale a amara che mai (ricordo più d’un tuo racconto in cui le atmosfere sono simili). e pure molto originale, direi, visto che nel contesto onirico-acido puoi dare libero sfogo alla fantasia (e all’allegoria, come nel caso della assurda raccolta punti orchestrata dal nano).
    e a proposito di nani, il nano malefico (altro nome con cui è noto agli amici malos mannaja), è un po’ preoccupato: questo scritto è di novembre, e dopo? siamo o non siamo oltre la metà di febbraio? vuoi che, seguendo l’esempio del nano di questo racconto ti appaia in sogno e ti trascini qui per un braccio a scrivere piantandoti un riccio nelle carni!??!?!
    : ))
    aspetto fiducioso nella speranza che non siano i casini della vita vera la causa di questo prolungato silenzio…

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